|
|
5 ottobre 2006 - Circa 18 milioni di metri cubi il totale di sedimenti contaminati che dovrebbero essere trattati, secondo l’ipotesi del ministero Ambiente, a seguito del piano di caratterizzazione che è stato eseguito dall'Icram. Le aree maggiormente inquinate ,secondo i prelievi dei tecnici, pare siano quelle a sud nei pressi dell'entrata secondaria conosciura come "canale inglese". Quattro i piani di bonifica previsti,da quota zero a meno due metri. Una bonifica complessa, sia per l'estensione dello specchio acqueo interessato, 32 milioni di metri quadrati, che per le diverse tipologie di sedimenti contaminati, mercurio, cromo, idrocarburi ecc.. Si tratta di quantità di inquinanti e materiali tossici accumulati nel tempo e quindi riscontrati a diverse profondità e stratificati. I sedimenti dovranno esser gestiti in maniera differenziata e trattati con anzione combinata e con specifice tecnologie.
Tra i problemi logistici principali l' individuazione di un’area per lo stoccaggio temporaneo ed una per il conferimento dei sedimenti bonificati. La settimana prossima dovrebbe essere decisiva per la messa a punto delle fasi preliminari e quindi dare avvio all’iter operativo della complessa operazione di bonifica. In settimana si è riunito, come previsto, il comitato portuale presso la sede dell’Authority di Augusta. “Il comitato – fa sapere l’ente portuale –ha il compito di indicare alcuni suggerimenti per poter permettere , dopo l’avvio delle operazioni di bonifica, il normale svolgimento delle operazioni commerciali. Durante la riunione, come previsto dall’ordine del giorno, sono stati indicati alcuni siti dello specchio acqueo che potrebbero essere utilizzati per l’accumulo del materiale dragato e bonificato. Nella prossima riunione di comitato la scelta definitiva da comunicare al ministero Ambiente”. Si tratta di due o tre aree dove dovrebbero essere collocati i cassoni che dovranno accogliere circa diciasette milioni di metri cubi di materiale decontaminato, mentre circa un milione di sedimenti contaminati dovranno essere smaltiti a terra in discariche controllate. Il materiale bonificato potrebbe essere riutilizzato per opere marittime, ampliamenti e miglioramenti all’interno della stessa rada. Intanto le riunioni si susseguono a ritmo serrato tra l’asse Augusta-Roma, il direttore generale del ministero Ambiente, Gianfranco Mascazzini, ha la necessità di avviare al più presto le operazioni che fin'ora hanno subito continui slittamenti per i continui ricorsi delle aziende private. In sostanza le società concessionarie, che operano all'interno della rada, hanno sollevato dubbi sull'effettiva responsabilità delle attuali aziende, visto che l'inquinamento è causato da probabili sversamenti nell'arco di mezzo secolo. Le perplessità ,secondo molti addetti ai lavori, riguardano anche gli elevati costi dell'operazione di bonifica , si parla di alcune migliaia di miliardi di vecchie lire da dividere tra le aziende . Comunque sia,si tratta di un evento storico per la rada di Augusta, dopo oltre mezzo secolo dall’insediamento degli impianti petrolchimici. Una contaminazione considerata dalla comunità scientifica e dallo stesso governo incredibilmente grave, se si considera che le sostenze tossiche sono entrati nella catena alimentare.I controlli ,negli anni in cui le leggi erano più permissive, erano insufficienti, fino a quando l'area non è stata considerata "ad alto rischio ambientale", la stessa Organizzazione mondiale della sanità ha più volte segnalato l'aumento vertiginoso di malformazioni neonatali, patologie tumorati, cioè un danno ambientale che non poteva più essere ignorato. “Stiamo lavorando per definire tutte le procedure di messa in sicurezza – spiega il comandante della capitaneria Giancarlo Russo – dobbiamo garantire il normale svolgimento delle attività portuali e al contempo rendere possibile l’operazione di bonifica,nel rispetto della sicurezza e della difesa della vita umana in mare. I tavoli tecnici stanno cercando di arrivare al più presto alle condizioni ideali per poter iniziare la complessa operazione”. Adesso bisognerà vedere se , al momento di ritrovarsi attorno ad un tavolo tecnico-operativo, per definire le modalità e le percentuali dei costi, se le industrie faranno ancora fronte comune, come è stato sino adesso, o se, come prevedibile , inizieranno i distinguo tra chi si ritrova più o meno sostanze inquinate "sotto casa". Dai piani di caratterizzazione risultano alcune aree inquinate a diverse profondità, per esempio l'area commerciale di Punta Cugno che rappresenta il futuro dell'economia portuale, risulterebbe non inquinata, mentre la zona dei pontili più a sud fortemente compromessa,da o a due metri, ed inserita in priorità massima. Gianni D’Anna
|