Il giallo sulla sede del Sistema Portuale Sicilia Orientale
21 gennaio 2015 - "Oggi sono 24 le autorità portuali li riduciamo a 15 con una sana e seria politica di coordinamento. Qualche poltrona in meno e efficienza in più". Così Matteo Renzi illustrando i decreti legge attuativi alla riforma della Pubblica Amministrazione. Peccato che nell'elenco dei sistemi portuali si legge un'indicazione clamorosamente erratache va contro le direttive europee e contro quel Piano strategico che da mesi circola sui vari tavoli ministeriali. Al numero nove dell'elenco dei 15 sistemi portuali è indicato , forse erroneamente(in neretto), "Autorità di sistema del mare Sicilia orientale Catania, sede di Autorità di sistema portuale" sotto a questa scritta è indicato il porto Augusta (porto di sistema? ndr). Se non si tratta di un errore, è qualcosa di più grave e grossolano, perchè Catania non può essere sede di Sistema portuale non essendo un porto Core.
Il giallo nella tarda mattinata rimbalza sui social, sul web, tra gli addetti ai lavori, escono già i primi titoloni improvvisati su blog online che gridano allo scippo danni di Augusta. Vorremmo capire meglio e attendiamo con interesse precisazioni in merito dai vertici del Governo. Sarebbe clamoroso, anche se in politica tutto è possibile, che il Governo Renzi sconfessasse se stesso, il suo ministro ai Trasporti, le direttive Europee e mettesse a rischio centinaia di milioni di euro di finanziamenti pubblici europei assegnando a un porto non Core l'autorità che non gli spetta. Solo nel primo pomerggio, mentre stavamo scrivendo arriva la correzione che indica Augusta come sede del Autorità di Sistema del mare Sicilia orientale".
La seduta nottura del Consiglio dei Ministri, iniziata ieri sera alle ore 21, è terminata oltre la mezzanotte. All'ordine del giorno , tra gli altri argomenti, dei decreti legge attuativi, la "riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione della disciplina concernente le autorità portuali". Da 24 a 15 sistempi portuali italiani. Messina e Gioia Tauro unico sistema. La riforma dei porti contenuta nel decreto attuativo della riforma della Pubblica Amministrazione prevede "una serie di novità che puntano a far funzionare l'hub Italia, oggi frenato da problemi che vanno dall'eccessiva frammentazione e scarso coordinamento, all'eccesso di burocrazia".
La principale misura va ad incidere sul numero delle Autorità portuali: da 24 vengono ridotte a 15. Un cambio di nome che porta con sé anche un cambio di logica: "non più Autorità che lavorano ognuna per conto proprio, talvolta in modo concorrenziale, ma facendo in modo che diventino una sorta di centro di coordinamento strategico in grado di mettere a sistema i porti e gli interporti". I porti delle Autorità di sistema, scelti prendendo come riferimento i porti 'core' indicati dall'Europa, avranno un ruolo strategico e prenderanno le decisioni. Con loro lavoreranno i circa 50 porti nazionali per le attività strategiche.
Viene inoltre snellito il 'governo' delle Autorità di sistema. L'attuale Comitato portuale, composto da una trentina di membri, viene sostituito da una sorta di consiglio di amministrazione snello, composto di 4-5 membri, in grado di prendere decisioni veloci. Ad affiancarlo ci sarà un Tavolo di partenariato della "risorsa mare", che riunirà tutti gli stakeholder e avrà funzioni consultive. Il decreto prevede anche "una semplificazione dei procedimenti amministrativi e dei soggetti coinvolti, attraverso la creazione di due sportelli unici, uno doganale e uno amministrativo, cui dovrebbe aggiungersi anche una semplificazione a livello tecnologico, che in alcuni porti è già realtà".
La riforma più complessiva di tutto il sistema, avviata con il Piano strategico nazionale della portualità e della logistica varato nel luglio scorso, procede su vari fronti: la semplificazione dei dragaggi è nel Collegato ambientale; gli incentivi 'marebonus' e 'ferrobonus' sono stati inseriti nella legge di stabilità e necessitano ora di un altro atto legislativo per diventare realtà; i collegamenti dell'ultimo miglio sono stati inseriti nel contratto di programma di Rfi. Adesso si apre la corsa alle poltrone per la Governance nelle varie autorità. Il mondo delle lobby è in pieno fermento, ognuno cerca di piazzare proprie pedine, perché la politica non perde occasione di ingerenze che hanno poco o nulla a che fare con il reale mondo portuale italiano. In campo scendono le lobby per influenzare le scelte dei partiti che fanno parte del governo. Gianni D'Anna - 2016 © www.harbours.net