Rimangono parecchie le incognite, per esempio il metodo migliore da utilizzare per la bonifica, oppure le modalità di intervento, per finire alla questione dei finanziamenti necessari che pare ammontarebbero ad alcuni miliardi di euro da reperire. Si tratta infatti della più vasta operazione mai tentata per estensione e per complessità. (leggi articolo correlato)Sulla bonifica è entrata anche l'attività giudiziaria con un'inchiesta della magistratura che ha inviato nelle scorse settimane 10 avvisi di garanzia ad altrettanti dirigenti degli stabilimenti, pare per "ritardato inizio della attività di bonifica". Ma come è già successo in passato, non sempre la via giudiziaria ha risolto gli enigmi, come nel caso della famosa inchiesta "mare rosso" che dopo anni di indagini, per risalire agli eventuali inquinatori è stata archiviata, mentre le popolazioni, che da mezzo secolo subiscono una industrializzazione invasiva, si attendono risposte che non arrivano. Adesso occorre accellerare i tempi per l'avvio della bonifica,che sia avviata senza ulteriori tentennamenti e ,soprattutto, senza ulteriori disagi per un metodo errato o con il paventato blocco dell'attività portuale.
BATTERI:UN METODO ALTERNATIVO AL PIU' TRADIZIONALE DRAGAGGIO
Per tentare di risolvere il problema dell’inquinamento marino si ricorre sempre di più alla preziosa opera dei batteri. Questi microrganismi sono già efficacemente usati contro l’inquinamento da idrocarburi. Alcuni ceppi opportunamente selezionati e coltivati in laboratorio sono stati in grado di eliminare il petrolio dal mare, infatti allo stato naturale i batteri sono in grado di svolgere una notevole azione depurativa attaccando velocemente gli idrocarburi e trasformandoli in acidi grassi solubili. L'Icram ha messo a punto già dal 2005 una tecnica da adottare nelle aree più a rischio che si trovano sull’intero territorio nazionale, sono località abbastanza note la cui situazione ambientale è stata diverse volte messa in luce da servizi giornalistici o televisivi: Porto Marghera a Venezia, Livorno in Toscana, Pitelli ed il Golfo di La Spezia in Liguria, Priolo-Augusta in Sicilia. Il piano di recupero per queste zone già messo a punto dall’ICRAM ha permesso di perimetrare 85 mila ettari di mare e di quantificare i sedimenti inquinanti in due delle 24 aree sottocontrollo. A Porto Marghera sono presenti 2 milioni di metri cubi di sedimenti, a Pitelli ben 6 milioni di metri cubi di cui un milione ad alto impatto ambientale, Augusta con i suo circa 18 milioni di metri cubi di sedimenti rappresenta un record su cui bisogna riflettere a lungo prima di iniziare una eventuale rimozione con il classico dragaggio, si rischia infatti di mettere in circolo una miriade di sostanze tossiche depositate nell'arco di mezzo secolo. Una sfida importante per cui non può esserci spazio per errori.
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