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Relitto migranti: Giovanardi presenta un'interrogazione parlamentare
07 luglio 2016 - Continuano le operazioni di recupero dei resti umani dal barcone che dal 5 luglio è posizionato all'interno della tensostruttura refrigerata allestita nell'area della Marina Militare nei pressi del pontile Nato. Le attività, coordinate dal Comando Marittimo Sicilia coinvolgono circa 150 persone al giorno tra cui personale della Marina Militare, Vigili del Fuoco di una speciale squadra, Corpo Militare della Croce Rossa Italiana e dei team universitari guidati dalla Patologa forense Cristina Cattaneo del Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense.
Le squadre si avvicendano in un costante e ininterrotto impegno nell'arco delle 24 ore giornaliere tra attività di lavoro e di riposo all'interno del comprensorio. L'assistenza sanitaria è costantemente assicurata dalla Marina Militare attraverso un Posto Medico Avanzato e un consultorio psicologico. A oggi sono numerosi i resti umani, perché dopo circa un anno sott'acqua non si può parlare di corpi, estratti dalla chiglia del peschereccio della morte dalle squadre dei Vigili del Fuoco che indicano un numero probabile di 217 corpi. "Nell'area predisposta , alle spalle della tensostruttura refrigerata, - riferisce una nota della Marina Militare - sono stati eseguiti 52 esami autoptici e sono iniziate le perizie giudiziarie da parte della Polizia Scientifica di Catania coordinata dalla Procura di Catania".
Continua il dibattito attorno a questa vicenda che si incentra sull'opportunità di recuperare il relitto affondato nell'aprile 2015 per recuperare resti cui difficilmente si potrà assegnare un nome. L'Italia con quest'operazione ha aperto un'enorme precedente internazionale sui naufragi e gli incidenti in mare. Un diverso modo di concepire le morti in mare. Per secoli si è sempre detto che il mare rappresenta la tomba per chiunque scompare navigando. Ci sono migliaia di immagini e filmati che mostrano i funerali in mare con le salme gettate nelle profondità marine. Durante la conferenza stampa, che ha trasformato la vicenda in un inevitabile carosello mediatico, si è parlato di "necessità di recuperare il relitto a tutti i costi perché previsto dalla Convenzione di Ginevra e dall'Alto Commissario per le persone scomparse.
Sono in tanti a chiedersi : "se le cose stanno così come mai si è mossa l'Italia in prima persona e non la Comunità Europea ,per esempio, o l'Organizzazione delle Nazioni Unite? Come mai l'iniziativa è partita dal Consiglio dei Ministri del Governo Renzi?" Di là dall'impeccabile professionalità in un'operazione che ha confermato la preparazione tecnica italiana dalla Impremar, alla società armatrice della nave appoggio, ai mezzi della marina Militare , per finire all'appoggio logistico della Comap Augusta , dei Vigili del Fuoco e di tutti coloro che stanno partecipando, ci sono molti punti che hanno necessariamente aperto una girandola di domande. Sull'argomento è stata presentata un'interpellanza al presidente del Consiglio da parte del senatore Carlo Giovanardi che ha deciso di intervenire "sulla vicenda del recupero dei poveri resti dei naufraghi del 15 aprile del 2015" chiedendo al presidente del Consiglio : "Quali siano le vere finalità dello stanziamento di 10 milioni di euro piu' l'impiego di mezzi militari, tecno strutture, centinaia di vigili del fuoco e marinai viste le modalita' con le quali si sta compiendo l'operazione, la sostanziale impossibilita' di identificare le vittime e la mancanza di mezzi e risorse a disposizione invece per la ricerca e il salvataggio di persone che possono essere ancora in vita, italiani o migranti che siano".
Nell'interpellanza Giovanardi ricorda infatti che "da martedi' 28 giugno non si hanno piu' notizie di Giovanni Costanzo, 62 anni comandante del peschereccio Santo Primo, naufragato davanti alle coste di Porto Palo, le ricerche del quale la Capitaneria di Porto pare abbia sospeso per mancanza di fondi, tanto da far dichiarare a Fabio Micalizzi, presidente della Federazione armatori siciliani: "Stiamo facendo le ricerche noi, visto che quelli della Capitaneria di Porto si sono fermati, mentre i famigliari di Giovanni Costanzi, stretti nel loro dolore, distrutti e arrabbiatissimi chiedono che anche l'opinione pubblica si muova per portare la vicenda alla giusta visibilità".
Ricordiamo che il peschereccio è affondato davanti alle coste siciliane in una zona di mare con profondità di circa 50 metri, mentre il relitto del peschereccio è stato recuperato , dopo un anno, a una profondità di 400 metri con mezzi automatizzati e l'ausilio di robot sottomarini. La convenzione di Ginevra non ha competenze sulla vicenda del peschereccio siciliano? "Contemporaneamente- conclude Giovanardi - l'operazione di recupero delle vittime del barcone naufragato il 18 aprile dello scorso anno assume aspetti sempre piu' incomprensibili e inquietanti come denunciato dal rappresentante nazionale USB dei Vigili del fuoco Costantino Saporito: "I lavoratori (vigili del fuoco) sono stati mandati a compiere un'impresa agghiacciante con le valigie di cartone. Una semplice tuta, buona per imbiancare una parete, non per affrontare una fossa comune, starle a contatto, con tutti i rischi per la salute fisica e mentale in agguato.
Ecco perche' sono numerosissimi i vigili che si sono rifiutati di offrire la loro disponibilita'. Numerosissimi, e ancora, lo choc termico subito dai resti e' stato devastante. I nostri uomini - conclude Giovanardi - stanno lavorando dentro una poltiglia. E' qualcosa che non si puo' descrivere, spiegare. Sono centinaia di corpi rimasti piu' di un anno sul fondo marino e chiusi in una stiva che poteva contenere un massimo di 40 persone. Donne, bambini, neonati, anziani: tutti in un unico impressionante groviglio". L'interrogazione è stata protocollata lo scorso 5 luglio e attende una risposta. Grande solidarietà con il personale dei Vigili del Fuoco e tutti gli altri operatori coinvolti in questa vicenda che racchiude in se tanti, troppi, interrogativi etici, morali e ,persino, religiosi. Una domanda nasce spontanea, con circa 10 milioni di euro, cifra al momento messa a disposizione, quanti migranti vivi si sarebbero potuti aiutare? Gianni D'Anna
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