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ARSENALE:APPALTI MILIONARI "VIETATI" ALLE DITTE LOCALI

6 luglio 2008 - C'è il rischio fondato che per circa un anno la maggior parte dei lavori di carenaggio e manutenzione alle unità navali della marina militare di Augusta verranno eseguiti presso l'arsenale di Messina, lasciando un vuoto consistente nella già precaria situazione economica dell'indotto. Eppure anni fa politici locali autorevoli si erano intestati il potenziamento dell'arsenale di Augusta, mentre la realtà si dimostra un'altra, lo stabilimento militare potrebbe diventare per lungo tempo succursale di Messina. Questa è la conseguenza dei lavori di manutenzione straordinaria che si dovranno eseguire al bacino "GO 53", 154 metri di lunghezza, 29 di larghezza, 6000 tonnellate di stazza,che dovrà essere a sua volta immesso in bacino per lavori di carenaggio e manutenzione alla struttura esterna. Un appalto statale milionario i cui fondi, però, andranno sicuramente a beneficio di società forestiere, perché , a quanto pare ,le ditte locali non riusciranno a partecipare. Ma la beffa sarà doppia considerando che per tutto il periodo della manutenzione del bacino, circa un anno, molto probabilmente molte unità navali verranno trasferite anche a Messina per i lavori di manutenzione, non essendo disponibile ad Augusta un bacino della marina con le stesse caratteristiche, infatti l'altro presente è di dimensioni minori per mezzi di stazza più piccola. Il bando di gara, destinato all'arsenale di Augusta, per la manutenzione straordinaria del bacino di Pantano Danieli, è di "rilevanza comunitaria" avente per oggetto appunto "servizi di ammodernamento del bacino galleggiante GO 53", le ditte augustane non riusciranno a partecipare per una serie oggettiva di motivi : non esiste ad Augusta un bacino di carenaggio che possa ospitare il "GO 53", quindi il bando prevede un trasferimento via mare a Messina o Palermo; il bando di gara così come formulato non lascia possibilità neanche dal punto di vista finanziario. La notevole esposizione finanziaria necessaria , infatti, pare non permetta di partecipare alle ditte locali che lamentano "notevoli ritardi nei pagamenti delle commesse effettuate", il saldo delle fatture emesse dalle ditte per lavori di manutenzione, avviene solitamente con notevoli ritardi, da parte del ministero Difesa, pare oltre nove mesi, la causa sono le lungaggini burocratiche che seguono a ogni appalto di manutenzione. L'importo complessivo dell'appalto in questione, 3 milioni e seicentomila euro, diviso in quattro lotti, non lascia scelta, si tratta una esposizione che nessuna azienda augustana potrebbe sopportare, nessuna banca riesce a coprire tali importi alle ditte locali che si ritroverebbero esposte ad anticipare somme notevoli che potranno recuperare con notevoli ritardi. Una situazione che già oggi sta crendo notevoli disagi e spesso con problemi di liquidità e parecchi riflessi sull'occupazione.
Così accade come nella storia del gatto affamato a cui passano sotto i baffi prelibati e succulenti pesciolini,inafferrabili perché al di là del vetro dell'acquario. Le ditte locali , come il gatto, vedono passare davanti ai loro occhi appalti milionari per lavori a cui sono impossibilitati a partecipare. Un'altro appalto milionario prevede "la sostituzione e lo smaltimento di tutti gli impianti di bordo delle unità navali che contengono amianto", anche in quel caso, alcune ditte locali , abilitate e competenti professionalmente hanno dovuto rinunciare. Una beffa per decine di piccole e medie aziende, tra cui alcuni cantieri navali, con centinaia di unità lavorative occupate, che pur rappresentando il fiore all'occhiello per il porto, grazie a servizi e maestranze di alta professionalità, non riescono a decollare come meritano. Nel porto di Augusta da decenni si fantastica su probabili traffici commerciali, senza però avere le infrastrutture necessarie, mentre affermate realtà come la cantieristica non riescono ad ottenere sufficienti spazi per evolversi e competere con altre realtà nazionali e internazionali.In questo caso la penalizzazione è doppia perchè le ditte interessate non riescono più a sostenere il peso di pagamenti arretrati da parte del ministero, mentre sono incalzate da un fisco che non tiene conto di questi arretrati dovuti. Un sistema che non consente più di stare al passo con la crisi galoppante innescata da più fattori: euro, caro petrolio, inflazione. Una realtà su cui bisognerebbe riflettere e dare risposte certe al più presto. Gianni D'Anna



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